Scrivere un libro per parlare di sé

Scrivere un libro può sembrare un impegno enorme e per tanti aspetti lo è. Ma se la scrittura viene vissuta come un’occasione per ritrovare se stessi e per stare meglio rispetto alla realtà che ci circonda, allora non c’è motivo per desistere. Ce lo spiega Fabrizio Arrigoni, psicoanalista, pedagista, filosofo e ora anche scrittore, autore del giallo “Il caso delle probabilità” (Edizioni Terra marique).

Roberta Rossi intervista l’autore Fabrizio Arrigoni

 

“Scrivere un libro per parlare di sé. È il caso del tuo libro?”

Il mio romanzo è incentrato sul presente: la pandemia, il lockdown, un periodo che non dimenticheremo mai e di cui stiamo tutt’oggi vivendo le conseguenze a livello sanitario, psicologico e sociale.

Il protagonista della storia, Gabriele Fueri, è uno psicanalista: sottoposto a uno stress notevole sia per motivi personali che professionali, vorrebbe lasciare la professione.

Invece la sua segretaria Federica, che nel libro è una voce esterna, una sorta di dea ex machina che agisce tramite messaggi vocali su WhatsApp, è convinta del ruolo salvifico di Fueri per i suoi pazienti, così gli fissa appuntamenti su appuntamenti.

È grazie a lei (o per colpa sua) se Fueri conosce il mago Pietro, un prestigiatore bipolare, che avrà un ruolo nelle indagini in cui lo psicologo, suo malgrado, si troverà coinvolto.

Intorno alla vicenda ruotano molti altri personaggi, ciascuno con i propri vizi e virtù, e che hanno un ruolo determinante per comprendere il collegamento tra l’omicidio (stradale) di una donna, apparentemeente anonima, tra l’altro appena uscita dallo studio di Fueri dopo una seduta durata meno del solito, e la scomparsa, venticinque anni prima, della giovane Isabella Fiorenzi.

Sullo sfondo, Parma.

Sì, la città emiliana, appena uscita dal duro lockdown della primavera del 2021, fa da sfondo alle vicende, parte delle quali si sposteranno in una piccola località (di fantasia) dell’Appennino parmense.

Sono luoghi che conosco bene e che amo particolarmente. Mi sembrava interessante ambientare lì la mia storia, costruendo personaggi che nascono da incontri reali. La fantasia ha fatto il resto.

Fantasia sì, ma, come dicevamo all’inizio, c’è un’attenta indagine sociale e psicologica.

Non poteva essere diversamente, considerato il lavoro che faccio.

Tanto per cominciare, ho voluto approfondire ciò che Carl Gustav Jung, allievo di Sigmund Freud, spiega nella teoria del sincronismo: fai accadere le cose inconsapevolmente, l’inconscio porta a muoverti in un certo modo. Quindi “il caso delle probabilità” rimanda ai segnali che l’universo ci manda e che invito a usare.

Come nel gioco di prestigio mostrato dal mago Pietro, esistono alte probabilità che una determinata carta compaia accanto a un’altra. Non possiamo determinare il destino, ma di sicuro il caso determina noi, chi siamo, con quali persone entriamo in contatto. Ciò farà la differenza per le nostre esistenze.

Ci sarà un seguito?

Sì. Durante le fasi di scrittura e di pubblicazione, dalla scelta del titolo alla creazione della copertina, sono stato affiancato e consigliato dalle bravissime editor di ProgettoLibro.

Il volume tra l’altro è stato il primo della serie “I delitti della Via Emilia”, collana Voci narranti di Edizioni Terra marique. Un ottimo inizio per una storia che sta trovando il suo pubblico, soprattutto grazie alla promozione sui social. Stiamo anche organizzando le presentazioni in presenza, dove (a breve!) incontreremo i lettori.

Tutto ciò fa crescere l’entusiasmo in vista del secondo romanzo con protagonista Fueri e i vari personaggi, che di sicuro non perderemo per strada.

L’idea è di continuare a indagare il presente, questa volta concentrandoci sul mondo dei più giovani, duramente colpiti dalla pandemia per le conseguenze psicologiche e sociali.

Vedremo se Fueri riuscirà a lasciare la professione, segretaria permettendo.

Il caso delle probabilità
di Fabrizio Arrigoni

Edizioni Terra marique
Collana Voci narranti
Serie I delitti della Via Emilia
2022

Trama

Parma si sveglia confusa e un po’ stordita dal lungo lockdown di inizio 2020.

Una donna perde la vita a seguito di quello che sembra un incidente stradale.

Lo psicologo Gabriele Fueri, appesantito nel fisico e nello spirito dopo mesi di reclusione forzata, osserva dall’alto del suo appartamento (con studio annesso) la scena successiva allo schianto, con l’arrivo di qualche curioso e dei soccorsi.

Dai mocassini marroni, riconosce la paziente che è appena uscita dal suo palazzo, dopo una seduta più corta del solito.

D’altra parte Fueri è svogliato e infastidito dall’aumento di psicosi collettiva in città,

vorrebbe smettere di occuparsi dei suoi pazienti, non fosse che la sua segretaria Federica, intenzionata a salvare il mondo, gli fissa sedute su sedute.

L’insistenza di un mago prestigiatore, che soffre di un grave disturbo bipolare, lo spinge a scoprire il collegamento tra la donna investita non per caso e la scomparsa di una ragazzina, Isabella Fiorenzi, avvenuta venticinque anni prima.

Un minuscolo paese degli Appennini parmensi diventa lo scenario delle indagini svogliate di Fueri, ma anche della vicequestore Simona Costi, molto più vicina a Fueri di quanto quest’ultimo vorrebbe. E così vengono svelati traffici sui quali, in passato, personaggi molto in vista hanno prima messo le mani, poi avuto interesse perché di quei luoghi si perdesse traccia.

Come le carte di un mazzo più volte mescolato, i protagonisti di questa storia si ritrovano per caso gli uni accanto agli altri. Gabriele Fueri, spinto da un acume notevole, seppur trattenuto dalla pigrizia che lo rende del tutto simile al suo cane Nuvola, saprà interpretare il caso delle probabilità che li lega.