L’adolescenza: una guida all’ascolto per genitori attenti

Elvira Collura è una neuropsichiatra infantile e autrice del libro L’adolescenza tra paura e sregolatezze. Come gli adulti possono creare un clima di vicinanza e ascolto (Edizioni Terra marique), nel quale approfondisce quel delicato e importantissimo periodo della vita, in cui ragazzi e ragazze definiscono la propria identità, il proprio Sé. L’autrice conosce bene le difficoltà dei genitori, che faticano a gestire la paura, la ribellione e il caos tipici della transizione all’età adulta. Forte della sua esperienza sul campo, offre loro un aiuto, partendo dal presupposto che, con il giusto approccio empatico, adulti e adolescenti possano ascoltarsi, capirsi e migliorare i loro rapporti.

Intervista a cura di Chiara Falciano.

Dottoressa Collura, qual è stato il suo percorso formativo e da dove arriva l’idea di scrivere un libro sugli adolescenti?

“Sono una psichiatra specializzata in neuropsichiatria infantile, cioè una branca della medicina che si occupa di bambini e adolescenti dal punto di vista neurologico e psichiatrico. È su quest’ultimo aspetto che ho concentrato la mia esperienza clinica, lavorando sui problemi di attenzione e di comportamento.
Poi ho frequentato la scuola di Psicoterapia e ho iniziato a prendere in cura pazienti in età infantile, affetti da fobie e ansie.
Negli anni ho fatto molti incontri e mi sono imbattuta in tante storie, per cui è nata l’idea di raccontare la mia esperienza e i casi con cui mi sono confrontata in un libro restitutivo e utile.

Nelle prime battute del libro ha definito l’adolescenza “un periodo di vita pieno di meraviglie” e quindi anche “estremamente complesso”. Perché? Cosa significa essere adolescenti oggi?

La mia opinione è che “adolescenza” sia un’espressione attuale (dell’ultimo secolo, a essere più precisi), nata per definire un’epoca della vita che ha a che fare con il passaggio dall’età infantile a quella adulta. Individua anche quella fase in cui si acquisiscono una serie di abilità, per esempio quelle sociali o cognitive, ma si vivono anche tanti turbamenti, tra cui quelli legati alla maturazione sessuale.

Questo non significa che prima non esistesse un’evoluzione fisiologica e psicologico-intellettiva. Ma era la società ad essere diversa, a prevedere tempi e spazi più ridotti di sperimentazione del Sé. Ad esempio, si iniziava a lavorare molto prima, così come a sposarsi e a fare figli.

Invece, nella cultura occidentale postindustriale, alle persone tra i 12 e 17 anni – ovvero la finestra temporale a cui facciamo riferimento parlando di adolescenti – è garantito il diritto all’istruzione, al gioco, e a vivere esperienze formative.
In questa fase si concretizzano la crescita, la costruzione identitaria, la sperimentazione di cosa significhi essere adulti – ma anche la regressione a comportamenti più infantili.
Di sicuro oggi la società è più consapevole del valore di questa fase evolutiva, alla quale è necessario prestare attenzioni particolari.

I primi destinatari di questo libro sono gli adulti, in particolare i genitori con figli in età adolescenziale. Lei sostiene che sia possibile “creare un clima di vicinanza e ascolto”, nonostante le naturali distanze. Come si può raggiungere questo obiettivo?

“Come dicevo prima, la società contemporanea ripone molta attenzione sui figli adolescenti, che siamo soliti collocare nella forbice dai 12 ai 17 anni: si moltiplicano gli studi, le ricerche e i lavori con loro e su di loro, per arrivare a conoscerli meglio.
Questo coltiva una genitorialità più prudente e in netto miglioramento rispetto alla consuetudine passata.

Ciò però non salva da errori ed equivoci, spesso alla base di forti incomprensioni e tensioni.
Accade che gli adulti non riescano a mettersi nei panni degli adolescenti, come se si fossero dimenticati com’è attraversare quella fase. Li guardano dall’esterno e li giudicano con lo standard adulto: “Sarà capace di inserirsi nella società? Saprà lavorare? Saprà essere produttivo? Si ambienterà nei gruppi sociali? Sarà in grado di amare?”.
Risulta difficile adottare lo sguardo di un sedicenne che cerca di divincolarsi dalle autorità genitoriali per capire chi è.

Nel libro ho parlato proprio di come superare le frizioni – anche in casi più complicati e patologici – partendo dalla comprensione della cosiddetta sregolatezza adolescenziale, che, in realtà, ha tutta una sua fisiologia e normalità”.

Nel libro c’è un interessante approfondimento sul concetto di libertà e sul significato che deve avere per gli adolescenti. Può spiegarla?

“Certo. Di fatto riprendo e argomento quello che già Sant’Agostino aveva proposto, cioè una distinzione tra libertà di e libertà da.
Mi spiego. La libertà non è mai assoluta, il che significa che l’individuo non può fare tutto ciò che vuole: esistono regole di pacifica convivenza, esistono le leggi, esiste una comunità di persone che si deve rispettare.
La libertà è, piuttosto, relativa. Più precisamente, è la possibilità di scegliere tra bene e male relativamente a se stessi. Questa libertà di scegliere richiede una grande evoluzione psicologica, perché presuppone che la persona sappia ciò che vuole.
Nell’adolescente nasce la crisi quando egli scambia le due libertà e crede di avere assoluta autonomia in ogni campo. Pensa di poter fare ciò che gli pare, ha il desiderio di seguire gli amici e le mode senza ragionarci in modo critico, ma ha anche le proprie passioni e i propri interessi. Il tutto disubbidendo frequentemente all’autorità dei genitori.

Per quanto dispersivo e respingente possa apparire questo atteggiamento, l’aspirazione alla libertà è positiva, nonché comune a ogni essere umano! È da incoraggiare e proteggere, da capire e incanalare. È ciò che alimenta quella sperimentazione necessaria per raggiungere una giusta maturità cognitiva e una piena conoscenza del Sé.

 

Pur proteggendo la loro privacy, lei ha dedicato tante pagine alle storie dei suoi pazienti. Che valore hanno queste testimonianze per lei e per il suo libro?

“Come dalle parole dei pazienti inizia la terapia, allo stesso modo è da queste storie che nascono le osservazioni appuntate nel libro. Potremmo quindi dire che siano il punto di partenza del libro stesso.

Ho dedicato tanti anni allo studio teorico sui manuali accademici, con i quali ho costruito la base delle mie competenze psicologiche. Però non sono mai riusciti a darmi quello che imparato con la pratica clinica.

Prendi il concetto di empatia. Dai libri s’impara che l’empatia è la capacità di immedesimarsi negli altri e di capirne il punto di vista. Sembra facile a dirsi, in realtà è molto difficile comportarsi in modo empatico davanti ai pazienti reali, soprattutto nei casi che mettono il terapeuta più in difficoltà. Per quest’ultimo significa trovare il modo per rimanere ben saldo al ruolo di curante, avvicinandosi emotivamente a chi gli si affida.

Una competenza che si può acquisire solo con l’esperienza.

Negli anni ho lavorato con bambini e ragazzi in modi diversi, valutando le esigenze e le condizioni specifiche di ogni caso. Talvolta ho preferito interventi individuali, perché il ragazzo o la ragazza in questione era perfettamente in grado di sostenere i colloqui. Altre volte ho preferito lavorare in squadra, con attività indirizzate anche alle famiglie o agli insegnanti.

Nel capitolo Storie di adolescenti trascrivo tutti i casi più significativi che ho seguito. La storia di Fabio, ad esempio, insegna come non siano efficaci regole e divieti, ma il sostegno da parte dei genitori nel cammino verso l’affermazione del vero Sé, anche quando le scelte del figlio non sembrano le migliori possibili. Poi c’è Lorenzo, i cui propositi di farla finita hanno subito allertato i genitori, pronti a iniziare con il figlio un percorso di recupero psicologico. Poi ci sono Maria, in cerca della sua identità sessuale, e Paola, il cui caso spiega la necessità di stabilire un’alleanza terapeutica con la famiglia, pur rimanendo dalla parte della paziente. E ancora Stefano, che è uscito dalla palude di paure e incomprensioni in cui lui e i suoi genitori si sono trovati immersi. Queste storie mostrano in modo chiaro e immediato come la paura e la rabbia, tanto diffuse tra gli adolescenti, possano essere risolte cogliendo la richiesta di aiuto che vi è sottesa: la vicinanza e l’ascolto di cui parliamo nel libro sono strumenti straordinari ed efficaci.

Come spiego in un passaggio, se i genitori, inizialmente inconsapevoli del loro modo di essere, cercano di cambiare atteggiamento e modalità comunicativa per il bene del figlio, la trasformazione dell’adolescente può essere rapidissima (pag. 93). La svolta avviene nel momento in cui i genitori riescono a mettersi in contatto con le sue ansie, così da supportarlo in modo adeguato, astenendosi da qualsiasi forma di giudizio.

L’obiettivo del mio libro è quindi spiegare, in modo semplice e diretto, che migliorarsi e guarire è una possibilità valida per tutti. Il mio è un invito rivolto ai genitori a credere che i rapporti con i figli adolescenti non debbano essere ostili per forza: si può lavorare con pazienza, praticare l’ascolto attivo e riuscire a porgere loro una mano autorevole e amorevole insieme”.

Abbiamo parlato di L’adolescenza tra paure e sregolatezze con l’autrice e Dottoressa Elvira Collura anche sul nostro canale You Tube.
Per maggiori informazioni sul libro e per acquistarlo, visita il sito di Edizioni Terra marique.

Per scoprire di più sull’autrice visitate il sito Elvira Collura – Psichiatra infantile.