Un’altra possibilità: storia di una vita coraggiosa

Un’altra possibilità è il nuovo romanzo di Paolo Maiocchi. In questa storia, ambientata nella zona Navigli di Milano, il lettore potrà incontrare personaggi onesti, reali e poco edulcorati. Sono le persone comuni, gli antieroi a cui forse ci si è disabituati, in un mondo in cui tutti vanno alla ricerca di autocelebrazione e riconoscimenti. I personaggi di Paolo Maiocchi, al contrario, cercano di trovare loro stessi, di autenticarsi. Lo fa soprattutto Kevin, il protagonista del romanzo, che desidera tornare a essere l’unico artefice del suo destino, e che sceglie di ripartire da ciò che, in passato, gli ha procurato dolore: la musica.
Ne parliamo con l’autore Paolo Maiocchi.

Intervista a cura di Chiara Falciano

 

Il titolo che hai scelto di dare al tuo romanzo, Un’altra possibilità, sembra suggerire ai lettori una storia di rinascita, di ripartenza. È così?

In effetti sì. Possiamo dire che il titolo è piuttosto didascalico. Il libro parla proprio di un riscatto, quello di Kevin.

Quest’ultimo ha alle spalle un passato complicato: ha conosciuto i suoi demoni, affrontato una malattia, perso dei legami fondamentali. Nonostante ciò, desidera riprendere in mano la sua vita e dare prova a se stesso di meritare di più.

Con questo romanzo, volevo dimostrare che anche nelle situazioni apparentemente più irrecuperabili c’è possibilità di rivalsa.

La vita sa essere dura, sa presentarti il suo conto salato quando meno puoi permettertelo, ma è proprio lì che vanno trovati l’ottimismo e la motivazione ad emergere.

Questo è il cuore di ciò che ho voluto raccontare e spero che questa storia possa incoraggiare tutti coloro che si riconoscono nella vita del protagonista.

Kevin è un personaggio creato in modo particolare: è coraggioso e spavaldo, ma anche timoroso e ansioso. E poi è un sognatore, ma è anche molto razionale e prudente. Sono contraddizioni che appartengono un po’ a tutti, sono universali. Credi di somigliare al tuo protagonista?

Io non assomiglio a Kevin, ma è pur vero che gli scrittori tessono storie che parlano anche di sé: creano mondi alternativi ma verosimili, osservano la realtà che vivono ed elaborano riflessioni. Infine, tutto questo arriva alle loro penne, che testimoniano una prospettiva giocoforza soggettiva. Perciò, alcuni tratti della personalità di un autore faranno sempre parte delle sue opere, perché è dall’identità di un artista che dipendono le sue creazioni.

Detto questo, credo che Kevin e io condividiamo un carattere contraddittorio. Sin da quando ho iniziato a scrivere il romanzo, ho voluto un protagonista con tante sfaccettature, come quelle delle persone comuni, come me, te e i lettori.

L’atteggiamento di ognuno di noi cambia in base alle situazioni che viviamo: talvolta siamo più spavaldi, in altre occasioni più imbarazzati e impacciati. Non è un pregio, né una virtù. È solo la dimostrazione dell’intelligenza umana, che ci rende malleabili alle occorrenze e ci permette di adattarci.

Più banalmente, è la vita!

Kevin può apparire incoerente a una lettura superficiale, ma con occhio più attento si può capire che la sua è una transizione: come per chiunque affronti delle fasi di cambiamento, restano con lui tratti del passato mentre ne sta conquistando di nuovi, per il futuro. Nella contraddizione, però, trova se stesso, dagli errori prova a riscattarsi, nell’insoddisfazione infila la musica – suo primo grande amore – per stare meglio.

È in questo suo coraggioso quanto ordinario tentativo che Kevin diventa un personaggio in cui è molto facile immedesimarsi.

È interessante il ruolo che svolge la musica in questo romanzo. Oltre a Kevin, altri personaggi ne sono affascinati e la usano come strumento di espressione, come fuga dalla realtà, come terapia, come atto di ribellione. Pensi che le arti creative abbiano davvero tutti questi poteri?

Assolutamente sì. La creatività è nutrita dall’espressione artistica che ci fa sentire più a nostro agio.

Nel mio caso è la scrittura, per altri è il canto, la musica, la pittura e via dicendo. Io vivo la mia creatività come una valvola di sfogo, come un’alternativa al quotidiano che mi permette di liberarmi e di respirare.

Non sempre nella vita di ogni giorno possiamo rivelare noi stessi. In alcune situazioni, ad esempio quelle lavorative, abbiamo il dovere di essere meno sognanti e più inquadrati. Ma gli esseri umani non sono incasellabili in modo rigido e asettico: siamo anche sentimenti, fantasia e pensieri. E il potere delle arti creative sta proprio in questo: far emergere tutte le sfumature che ci costituiscono.

Per alcuni, coltivare la creatività ha anche portato a un cambiamento di vita: hanno perseverato e hanno trasformato una passione in una vera e propria professione. Un sogno che diventa realtà!

Rimaniamo sull’arte della musica, che domina molte parti di questa storia. Essa si presenta in un bel dualismo, che le dona tridimensionalità: appare nella sua natura salvifica, ma anche in quella più rovinosa – il suo lato di luce e quello di buio. Anche questa, come quelle di Kevin, è un’incongruenza che troverà un senso?

Sì, certo. La musica rappresenta il passato e il futuro del protagonista, ma c’è una differenza sostanziale tra i due momenti.

Quella del passato era una musica a cui Kevin votò il suo tempo ed energie. Era un autodidatta che allenava un talento naturale per il clarinetto, scoperto per caso da molto giovane.

Era una strada che, pur essendovi incappato fortuitamente, proseguì volentieri, inconsapevole del fatto che sarebbe diventata totalizzante e che ne avrebbe chiuse tante altre – prima fra tutte, quella della sua famiglia.

Nel suo presente, invece, la musica è entrata per scelta. Kevin si mantiene con un altro lavoro, fa incontri interessanti, prova a ricucire rapporti, insomma è impegnato.

Eppure, sceglie di riprendere in mano il clarinetto, scoprendosi capace come lo era un tempo.

Lo stesso strumento, che gli aveva portato via tutto, diventa ciò che gli restituisce la serenità del vivere. È finalmente solo un sano “portale” al suo sé interiore.

Un altro tema presente nel libro è quello delle relazioni. Tutte affrontano difficoltà e successi, in tutte c’è un’evoluzione. Qual è il rapporto che hai preferito raccontare, e perché?

Senz’altro mi è piaciuto presentare il rapporto tra Kevin ed Eugenio.

I due non si sono frequentati molto e sicuramente non nel modo canonico: quando si sono conosciuti, non avevano un rapporto paritario, perché Eugenio era per il protagonista una figura di sostegno e di aiuto, a cui affidarsi mentre cercava di guarire.

Il legame che avevano costruito però è resistente al tempo. Tutte le volte che si incontrano, è come se non si fossero mai separati. Eugenio riesce ancora a essere per Kevin un’àncora di salvezza, una guida che lo aiuta a fare chiarezza.

Tuttavia credo che la mia relazione preferita nel romanzo sia quella tra Kevin e Isabel. Questo perché sono due personaggi che riescono a evolversi attraverso il loro rapporto, come si riesce solo con le persone che ti vogliono bene davvero, nel senso che vogliono il tuo bene, la tua realizzazione e felicità.

A ben guardare, infatti, prima di Isabel Kevin era più titubante, il suo coraggio assomigliava più a un imprudente salto nel vuoto che ad una scelta consapevole della strada più difficile, ma probabilmente più felice.

Altrettanto, Isabel era più ribelle e sfrontata: solo dopo l’incontro con Kevin imparerà a restare e a costruire.

Quindi penso che la più interessante da leggere e seguire sia proprio la loro storia, vista la quota di felicità e di crescita personale che porta a entrambi.

Ho scritto in apertura che il tuo libro è veramente onesto e sincero. Avevi l’intenzione di realizzarlo così già a partire dal progetto editoriale, o è uno stile che è venuto scrivendo, che ha seguito un tuo istinto?

Io ho sempre voluto essere sincero. Poi mi ero prefissato di inserire nella storia un protagonista antieroe, una persona che non deve vincere a tutti i costi. Come ho già detto, volevo un uomo comune, un uomo reale che affronta il suo quotidiano.

Mi importava sottolineare il processo, non la meta: è sempre più interessante vedere come le persone trovino la forza di affrontare ciò che capita loro, piuttosto che misurarne le vittorie concrete. Lo trovo più stimolante e ispirazionale.

A confrontarsi con grandi imprese e altrettanto gloriosi trionfi, si finisce a pensare che le proprie piccole battaglie siano di poco valore e che, se non riusciamo nemmeno in quella pochezza, allora non saremo mai capaci di nulla.

Secondo me non è così. Potrà sembrare scontato, ma davvero: l’importante è non arrendersi.

Abbiamo parlato di Un’Altra possibilità con l’autore Paolo Maiocchi anche sul nostro canale YouTube.

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Per scoprire di più sull’autore, dai un’occhiata al sito di Paolo Maiocchi – articoli, racconti e poesie.